NOI I CATTIVI: Il sangue prima di tutto
Se hunger games fosse stato con la magia, in un gioco da tavolo.
TRAMA:
A Ilvernath, ogni 20 anni, ha luogo un torneo. A questo torneo prendono parte sette ragazzi provenienti dalle sette famiglie più importanti del paese, e gareggiano fino alla morte; il vincitore varrà alla famiglia di appartenenza l'utilizzo esclusivo dell'Alta magia (una forma rara e molto potente di magia) per i successivi 20 anni. Normalmente questo evento si è sempre tenuto in estrema segretezza e solo le sette famiglie ne erano a conoscenza; finché un autore anonimo ha pubblicato un libro in cui racconta di questa tradizione e della maledizione che aleggia sulle famiglie. Quest'anno, quindi, il torneo si terrà in maniera u po' diversa dal solito: i sette campioni oltre alla pressione della gara sono costretti anche a fare i conti con i giudizi e la curiosità delle altre persone.
La storia segue le avventure di Briony, Gavin, Alistair e Isobel: i quattro protagonisti a cui sono dedicati i differenti pov dei capitoli. Quattro ragazzi che vengono definiti cattivi ma che in realtà non sono altro che vittime delle loro terribili famiglie e della maledizione che su di essi incombe. Ragazzi cresciuti con la consapevolezza che un giorno, probabilmente, avrebbero dovuto combattere fino alla morte con dei loro coetanei per portare gloria alla propria famiglia.
Ma se questo per alcuni è motivo di orgoglio, per altri è un pesante fardello che sarebbero estremamente lieti di poter passare a qualcun altro.
I personaggi mi sono piaciuti tutti: li ho trovati umani, pieni di difetti e di debolezze e per questo era molto semplice empatizzare con loro. Molte scelte le ho trovate azzardate e sbagliate, ma le ho sempre giustificate un po' per la giovane età dei ragazzi un po' per il contesto in cui venivano fatte. Così almeno è stato fino alla fine, quando mi sembra di aver notato che una certa follia ha preso piede in un personaggio in particolare, portandol* a prendere decisioni talmente avventate da sembrare surreali.
I riferimenti ad Hunger games sono tanti ed evidenti, ma se devo essere sincera è una cosa che non mi è spiaciuta. Sebbene questa storia non sia, a parer mio, lontanamente paragonabile a quella della saga sopra citata, è ad ogni modo molto godibile e di intrattenimento. E dal momento che il paragone sarebbe comunque stato inevitabile, è stato giusto secondo me evidenziare senza timore gli elementi di similitudine tra le due opere: a partire dalle alleanze tra i concorrenti fino ad alcuni espedienti narrativi.
Il sistema magico mi è piaciuto molto. Nella sua estrema semplicità l'ho trovato efficace e molto originale. Gli incantesimi, di vario genere, sono preparati (come delle pozioni) da professionisti ed inseriti in pietre preziose che vengono convenzionalmente incastonate in anelli. Gli incantesimi possono essere di difesa, di attacco, di guarigione... ce ne sono diversi, alcuni molto particolari e scenografici. E sono catalogati a livelli di forza, che dipende anche dalla bravura e dalla preparazione di chi li usa.
L'utilizzo è sicuramente ispirato alla struttura di un classico gioco da tavolo o di un gioco di ruolo, non solo per le tipologie di incantesimi ma anche per la modalità in cui gli incantesimi vengono erogati ai protagonisti. Per certi versi mi è parso che anche la struttura del torneo in qualche modo ricordasse una partita di D&D (per esempio), con amuleti, armi e altri strumenti forniti occasionalmente ed utilizzati all'occorrenza.
La storia l'ho trovata molto lineare, per alcune cose forse persino troppo prevedibile. Ma il finale fa sperare in un secondo volume più originale e pieno di sorprese, e probabilmente in qualche lacrimuccia.
Io sono comunque molto curiosa del seguito e non vedo l'ora di averlo tra le mani.
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